sabato 8 maggio 2010

perduta



le lacrime silenziose pregano i miei occhi di cadere, la mia mente prega i miei pensieri di fuggire, la voce chiede di urlare, e io chiedo un po' di pace.
va tutto a puttane. tutto.
siamo tutti coinvolti in un caotico vivere, tutti catturati dalla frenesia e dall'isteria, tutti a chiederci perchè mai non possiamo stoppare tutto e ricominciare.
Sofi vuole uccidermi, io voglio morire, eppure siamo ancora vive. il mio tentato suicidio del 17 avrebbe in un qualche modo dovuto svegliarmi, forse. o forse mi ha solo insegnato che se mi devo uccidere devo prendere una lametta nuova, che i taglierini non tagliano abbastanza, e che il dolore come al solito sveglia, e non deve.
stare li, alla fermata del cotral con gli occhi che si chiudevano, la testa che pesava e il braccio che bruciava incessantemente, e gli occhi, la fatica, e ora alzati.
svegliati, vivi. chiudi gli occhi e sei fottuto, vivi e sei incatenato a tutto questo.
chiudi gli occhi e puoi sognare, chiudi gli occhi e i pensieri ti uccideranno, ancora e ancora; apri gli occhi e sei costretto a vedere.
ma cosa cambia? nulla. è tutto così tragicamente ironico. è tutto incastrato, ogni frammento di vita (o di morte, o in qualsiasi modo si voglia vedere) è incastrato ad un altro, ogni cosa che va storta ne farà andare storta una più grande. e ogni cosa bella, verrà soppressa dal dolore, sempre.
e sparire da tutto questo sarebbe così tragicamente bello...

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