martedì 29 giugno 2010

stanca


mi metto a dormire a mezzanotte e qualcosa. che succede? wow, potrei dire che l'insonnia sta iniziando a cedere lasciandomi un po' di spazio, un misero spazietto tra la stanchezza e il delirio, ma non credo. sono le forze che se ne vanno, la voglia di tutto che sparisce... sono io che sto morendo, lentamente, dentro di me...
gli occhi si chiudono e le braccia, reduci di troppe battaglie, iniziano a pesare.
sono stanca.
ma tutto questo, davvero, un giorno finirà, in un modo o nell'altro...

domenica 27 giugno 2010

cigarettes.


amo le sigarette fumate sul tetto. amo il buio e il silenzio, la pace intorno a me, e dentro di me.
mi piace, davvero è una cosa che amo. una di quelle cose di cui a volte non potrei proprio fare a meno.
ho bisogno del silenzio.
chissà, forse è perchè davvero è una delle poche cose che mi rimane. uno di quei momenti in cui a volte sono serena, o pensierosa, o a pezzi, ma non tremo. non sono in crisi, e non ho paura che arrivi. perchè boh, sono io e la notte. non esiste nient'altro. la casa è silenziosa. il mondo è silenzioso. e io mi perdo con lo sguardo nel buio delle luci della notte.
benedette tenebre.

sabato 19 giugno 2010

diciamo


ieri ho ceduto.
massì, lo avevo già scritto.
parliamo di oggi invece. forse è più "interessante" (come se fossi in grado di scrivere qualcosa di interessante, ma okay).
il mio corpo. rivoglio il mio fottuto corpo. voglio la capacità di muovermi, di correre quando lo dico io, di suonare, di muovere le braccia, le gambe, il mio corpo. voglio muovere me stessa. ma, sinceramente, sono persa. che esagerazione. o forse no?
sì insomma. io ero li, lucida, perfettamente lucida, so tutto quello che è successo, ma il mio corpo non c'era.
non potevo muovermi.
non potevo parlare.
non potevo fare nulla.
potevo solo rimare ferma ed aspettare di riprendermi. dovevo aspettare, dovevo cercare di muovere le dita, le braccia, le gambe, la testa, il mio corpo.
e dio, se non ci fosse stato tiziano (grazie =D non smetterò mai di ringraziarti), ora non so se sarei qui a scrivere. non oso immaginare cosa sarebbe successo. chissà, forse mi avrebbero trascinata al pronto soccorso, e probabilmente mi avrebbero ricoverata.
ma lui c'era. si è messo li, con tanta pazienza, a dirmi di riprovarci, di stare tranquilla, di provare a muovermi, di stabilizzare il respiro.
e lentamente ci sono riuscita. non so come. è un genio, e non esagero.
poi è arrivato il rallentamento dei pensieri:
"non ci capisco più niente... che succede?"
e poi ho iniziato a riprendermi davvero, e ho anche mangiato.
poi sono andata alla festa della musica e mi sono messa a pogare, con le braccia urlanti (sì, mi sono sgrattuggiata il destro con le unghie e il sinistro con la lametta...), ma non mi importava... ho urlato, ho cantato, ho sbattuto, sono caduta. e mi ha aiutata. sentivo di nuovo il mio corpo. potevo correre, saltare. potevo muovermi. potevo essere me.
non so se quello che ho scritto ha un senso... non importa. ora mi è rimasta solo la paura, la paura che tutto questo si ripeta, perchè sarà così. e se fossi a casa, con i miei, che dovrei fare..? qui non posso più fingere che vada "tutto bene". non posso rifarmi il trucco, sistemarmi i capelli e dire che "sono stanca".
qui non posso mentire.
e sì, questo mi terrorizza...

venerdì 18 giugno 2010

piccola conversazione



respiro.
sì fla, respira, è aria, cosa vuoi che ti faccia?

stai zitta
no, io sono qui, insieme a te, finchè non prenderai quella lametta, finchè non inciderai il tuo braccio
sparisci, ti odio, vaffanculo!
no fla. non sparirò. tu
sai cosa voglio. tu sai cosa fare.
non voglio, non lo farò, non oggi.
e allora è domani. se non lo fai oggi, sarà domani, lo sai...
no
ahahah, ancora non l'hai capito?
no, stai zitta! lasciami in pace, cosa cazzo vuoi??
voglio vivere. tu non sei in grado di farlo.
...ti odio
è reciproco.
thank you... un giorno morirai...
oh sì, ma quel giorno morirai anche tu.
sei una stronza, so perfettamente che non vuoi morire.
*ride*


vaffanculo, hai vinto ancora tu...
come era ovvio che fosse, direi. ma quando imparerai..?

giovedì 17 giugno 2010

inesistente


mi fa male la testa. più che altro, è un senso di oppressione; capita.
inizio a sentire il caldo dell'estate, e l'afa sembra quasi che voglia togliermi il respiro.
non sento più il mio corpo.
perdo la sensibilità, ad un braccio, ad una gamba, a entrambi, a tutto, e non so come si fa a muoverli di nuovo. come faccio a muovere una gamba che non fa parte di me stessa? non posso, la lascio solo li, finchè non torna in contatto con me, finchè il mio corpo non mi dice "guarda, esiste anche lei, ora la senti?", e allora posso muovermi di nuovo. allora posso alzarmi in piedi senza cadere per terra perchè le mie gambe sono "morte".
mi capita, ogni tanto, durante le crisi. ma, quando è stato, l'altro ieri?, mi hanno portata al pronto soccorso, 2 ore senza il minimo controllo del mio braccio. 2 ore in cui io stavo tranquilla e i miei nel panico. ho accettato di andare quando, stesa sul mio letto, ho pensato "ecco, ora quell'ombra si alza e mi uccide". crisi. non dovevo tagliarmi, mi avrebbero dato un calmante. e così è stato. ma alla fin fine mi sono riuscita a ferire lo stesso. con la consapevolezza che avrebbero potuto ricoverarmi, con del diazepam (una benzodiazepina a quanto ho capito) nel corpo, e il fottuto bisogno di ferirmi.
ora ho delle garze sulla spalla. se me la sfiorano urlo. fa male. ho strappato via la pelle. ma avevo il bisogno di farlo. e li non sentivo niente... vedevo solo che veniva via, il dolore non c'era, non c'era paura, non c'era nulla. c'era solo un istinto che mi ordinava di farlo.
ora non sento la gamba sinistra, penso mi metterò a dormire, sono stanca.
e così, davvero, non ce la faccio più

venerdì 11 giugno 2010

who?


chissà se un giorno qualcosa tornerà al suo posto. non lo so, davvero, mi sento persa in un turbinio di emozioni e pensieri contrastanti. e sì, dovrei esserci abituata, ma è sempre una sensazione assurda. tutto diventa irreale; non puoi essere euforico e in crisi contemporaneamente, e quindi non ascolti né una parte né l'altra.
eppure continuo a sentirmi così.
strana, assurda, fuori luogo e fuori dal mondo, ma più che altro fuori da me. l'alternanza continua della gioia e del dolore, il non sapere più interpretare i fatti... non so, non mi riconosco.
who are you?
vorrei tanto ritrovare me stessa, quella che ero una volta... vorrei sorridere ancora sentendo il sole sulla mia pelle, vorrei sentire il vento volare leggero tra i miei capelli e gioirne senza che qualcosa mi spinga giù, giù e ancora giù.
vorrei guardare il mio braccio e vedere solo cicatrici.
vorrei non dover più pensare alle ferite che non si chiudono, e alle infezioni, e a nascondermi...
ma tanto, ormai...

sabato 5 giugno 2010

oggi


è l'1 di notte del 6 giugno. ripercorro l'ormai giornata di ieri, cosa diamine è successo? è come se tutto fosse stato cancellato, tutto il panico, il terrore, l'odio e i sensi di colpa. tutto sparito.
riorganizzo la giornata alla ricerca di qualcosa che mi ricordi di me. la mattina la psico. mi sveglio di "buon umore", e decido di mettermi una maledetta camicia bianca. pranzo, vomito, accendo il computer, mando un messaggio ad un mio amico. scopro che è in ospedale. scopro che ha tentato il suicidio. scopro che se la sorella non avesse aperto la porta, lui ora non sarebbe qui. piango. neanche un minuto, e sono con la lametta in mano. non ho la chiave, mia sorella è in bagno e non posso andare a prederla. è li accanto, a neanche 2 metri da me. mia madre è con lei. non importa. mi taglio senza essere "al sicuro". mi taglio con una fottuta camicia bianca e il terrore di macchiarla, e il terrore che entrassero, e i sensi di colpa. è colpa mia. avrei dovuto essere felice. avrei dovuto ripetergli ancora e ancora che non è inutile. avrei dovuto accorgermi di quello che aveva dentro, ma ero offuscata da me, dal mio egocentrismo del cazzo. appena riesco a fermarmi lo faccio, ammucchio i fazzoletti sporchi, pulisco per terra, fazzoletto sul braccio, e non posso tirare giù la manica. panico. trovo i tutori per la tendinite, maledette fasce elastiche, e ne stringo forte uno sul polso. tiro giù la manica, la riallaccio, non si vede niente, credo. non dovrei macchiare nulla. ma se anche fosse, non me ne importa così tanto da cambiarmi. smetto di piangere (o avevo già smesso?), mio fratello entra, mi chiede che ho fatto. cerco di spiegargli cosa è successo, non so quanto ci ho messo, ma capisce. non sa che dirmi (o forse dice qualcosa?). mi rifaccio il trucco per essere presentabile davanti ai miei. matita, mascara e scendo. mi chiedono che ho fatto. non ho voglia di parlare. insistono, continuano, scoppio a piangere e gli dico di lasciarmi in pace, gliel'avrei spiegato. dico che esco. non si fidano a lasciarmi in giro così. gli dico che non mi importa, esco lo stesso, anche senza i fottutissimi soldi per la cena. mio fratello gli avrebbe spiegato dopo, non volevo parlare. mia madre mi da i soldi, scendo le scale, mi rendo conto di non sapere cosa fare, di essere perduta. mando un messaggio al mio ragazzo, vediamoci. i mezzi non passano, camminiamo per quanti, 7 km? a piedi. un ora di terrore, un ora di panico, un ora di lacrime che scendevano e io a mandarle indietro. un ora con il polso che bruciava, un ora con i sensi di colpa a ripetermi "sei stata tu a mandarlo li. è colpa tua, sei un'idiota". non è Sofia. sono io. sono davvero io il problema. arriviamo, e lo vedo. steso in un letto, attaccato ad una flebo, rincoglionito per la merda che aveva ingoiato. cosa ho provato? non lo so. sollievo? paura? dolore? cosa? cosa cazzo ho provato?? dove sono finite le mie emozioni? dove sono finita?? ci parlo, parliamo, non diciamo nulla di concreto, o forse sì. aveva paura di avermi fatto stare peggio. confermo tutto, è colpa mia. ma già lo sapevo, è solo una conferma. verso le 8 usciamo, andiamo a mangiare. mi rendo conto che sto fumando troppo, era una settimana che non toccavo una sigaretta, ma non mi importa. sono apatica per tutta la serata. parlo di tutto, non ricordo nulla. la mia vita va così, va sempre avanti senza di me. ormai sono abituata a rimanere indietro. arriva mia madre a prenderci, sempre per i mezzi bloccati. mi chiede come sta, solite domande di cortesia, non gliene frega un cazzo, in realtà. sono tutti pieni di superficialità ormai. se anche gliene frega qualcosa, è molto più preoccupata per le mie lacrime. come se contassero qualcosa. come se le lacrime fossero qualcosa di preoccupante. ascolta sempre i gridi sbagliati. arrivo a casa, mio padre. altre domande. sono stanca. mi lasciano andare. e per loro dormo da quanto, 2 ore? non importa. è come sempre in fondo.
bene. ora ho archiviato tutto. ho archiviato tutto da un punto di vista esterno. ma questo è il MIO punto di vista. non ricordo nient'altro, ho rimosso tutto. non ricordo cosa pensavo, non ricordo cosa mi passava per la testa, e soprattutto non ricordo cosa provavo.
le mie emozioni, puff, sono sparite. ma neanche questa è una novità. mi servirebbe qualcosa per svegliarmi, ma non voglio. sento tutto lontano. sento tutte le cose che mi arrivano ovattate. sento che una parte di me vorrebbe piangere e gridare e tagliarsi e distruggere ogni cosa, ma dov'è quella parte? non importa. così non mi distruggo, in fondo.
in fondo domani affronterò tutto, credo...
ora voglio solo dormire, forse...

mercoledì 2 giugno 2010

"guarire"


mi sono stufata di tutto questo. non c'è molto da dire, ma ho voglia di parlare, di scrivere, di urlare al mondo quanto c'è dentro di me. ho bisogno di qualcuno che ascolti la mia voce, il mio pianto interiore, il mio vuoto maledetto. ho bisogno di qualcuno che sappia colmarlo, questo vuoto...
ma il punto è questo. se questo qualcuno non c'è, non posso aspettare che arrivi. voglio guarire, voglio smetterla con tutto questo.
da oggi si ricomincia a mangiare. da oggi smetto di tagliarmi.
e lo so, cadrò tante di quelle volte prima di poter dire "ho smesso"... ma non importa, importa solo che questo cammino mi porti da qualche parte. importa che un giorno mi sveglierò sorridente, con il sole che splende fuori e gli uccellini che cinguettano, e non penserò "cazzo un altro giorno da vivere...", ma penserò soltanto "bene, un'altra giornata (:".
ho iniziato oggi, ho fatto colazione. ieri non mi sono tagliata. e tra qualche ora, affronterò il pranzo, e poi la cena.
e intanto, il mio obiettivo è quello da far chiudere tutte le ferite sul braccio, è da tanto che non lo vedo senza croste. voglio essere intera. voglio guardare il mio braccio e poter dire "è passato".
da oggi, si comincia.

martedì 1 giugno 2010

specchio


semplicemente lo specchio di me... di noi...