sabato 5 giugno 2010

oggi


è l'1 di notte del 6 giugno. ripercorro l'ormai giornata di ieri, cosa diamine è successo? è come se tutto fosse stato cancellato, tutto il panico, il terrore, l'odio e i sensi di colpa. tutto sparito.
riorganizzo la giornata alla ricerca di qualcosa che mi ricordi di me. la mattina la psico. mi sveglio di "buon umore", e decido di mettermi una maledetta camicia bianca. pranzo, vomito, accendo il computer, mando un messaggio ad un mio amico. scopro che è in ospedale. scopro che ha tentato il suicidio. scopro che se la sorella non avesse aperto la porta, lui ora non sarebbe qui. piango. neanche un minuto, e sono con la lametta in mano. non ho la chiave, mia sorella è in bagno e non posso andare a prederla. è li accanto, a neanche 2 metri da me. mia madre è con lei. non importa. mi taglio senza essere "al sicuro". mi taglio con una fottuta camicia bianca e il terrore di macchiarla, e il terrore che entrassero, e i sensi di colpa. è colpa mia. avrei dovuto essere felice. avrei dovuto ripetergli ancora e ancora che non è inutile. avrei dovuto accorgermi di quello che aveva dentro, ma ero offuscata da me, dal mio egocentrismo del cazzo. appena riesco a fermarmi lo faccio, ammucchio i fazzoletti sporchi, pulisco per terra, fazzoletto sul braccio, e non posso tirare giù la manica. panico. trovo i tutori per la tendinite, maledette fasce elastiche, e ne stringo forte uno sul polso. tiro giù la manica, la riallaccio, non si vede niente, credo. non dovrei macchiare nulla. ma se anche fosse, non me ne importa così tanto da cambiarmi. smetto di piangere (o avevo già smesso?), mio fratello entra, mi chiede che ho fatto. cerco di spiegargli cosa è successo, non so quanto ci ho messo, ma capisce. non sa che dirmi (o forse dice qualcosa?). mi rifaccio il trucco per essere presentabile davanti ai miei. matita, mascara e scendo. mi chiedono che ho fatto. non ho voglia di parlare. insistono, continuano, scoppio a piangere e gli dico di lasciarmi in pace, gliel'avrei spiegato. dico che esco. non si fidano a lasciarmi in giro così. gli dico che non mi importa, esco lo stesso, anche senza i fottutissimi soldi per la cena. mio fratello gli avrebbe spiegato dopo, non volevo parlare. mia madre mi da i soldi, scendo le scale, mi rendo conto di non sapere cosa fare, di essere perduta. mando un messaggio al mio ragazzo, vediamoci. i mezzi non passano, camminiamo per quanti, 7 km? a piedi. un ora di terrore, un ora di panico, un ora di lacrime che scendevano e io a mandarle indietro. un ora con il polso che bruciava, un ora con i sensi di colpa a ripetermi "sei stata tu a mandarlo li. è colpa tua, sei un'idiota". non è Sofia. sono io. sono davvero io il problema. arriviamo, e lo vedo. steso in un letto, attaccato ad una flebo, rincoglionito per la merda che aveva ingoiato. cosa ho provato? non lo so. sollievo? paura? dolore? cosa? cosa cazzo ho provato?? dove sono finite le mie emozioni? dove sono finita?? ci parlo, parliamo, non diciamo nulla di concreto, o forse sì. aveva paura di avermi fatto stare peggio. confermo tutto, è colpa mia. ma già lo sapevo, è solo una conferma. verso le 8 usciamo, andiamo a mangiare. mi rendo conto che sto fumando troppo, era una settimana che non toccavo una sigaretta, ma non mi importa. sono apatica per tutta la serata. parlo di tutto, non ricordo nulla. la mia vita va così, va sempre avanti senza di me. ormai sono abituata a rimanere indietro. arriva mia madre a prenderci, sempre per i mezzi bloccati. mi chiede come sta, solite domande di cortesia, non gliene frega un cazzo, in realtà. sono tutti pieni di superficialità ormai. se anche gliene frega qualcosa, è molto più preoccupata per le mie lacrime. come se contassero qualcosa. come se le lacrime fossero qualcosa di preoccupante. ascolta sempre i gridi sbagliati. arrivo a casa, mio padre. altre domande. sono stanca. mi lasciano andare. e per loro dormo da quanto, 2 ore? non importa. è come sempre in fondo.
bene. ora ho archiviato tutto. ho archiviato tutto da un punto di vista esterno. ma questo è il MIO punto di vista. non ricordo nient'altro, ho rimosso tutto. non ricordo cosa pensavo, non ricordo cosa mi passava per la testa, e soprattutto non ricordo cosa provavo.
le mie emozioni, puff, sono sparite. ma neanche questa è una novità. mi servirebbe qualcosa per svegliarmi, ma non voglio. sento tutto lontano. sento tutte le cose che mi arrivano ovattate. sento che una parte di me vorrebbe piangere e gridare e tagliarsi e distruggere ogni cosa, ma dov'è quella parte? non importa. così non mi distruggo, in fondo.
in fondo domani affronterò tutto, credo...
ora voglio solo dormire, forse...

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